GAMBIA: TRA UN DIFFICILE PASSATO E PROSPETTIVE FUTURE
Tutto bene quel che finisce bene… questo potrebbe essere l’epilogo della saga gambiana.
Barrow aveva vinto le elezioni a dicembre, sorpassando il suo principale antagonista al governo da 22 anni. Era quindi abbastanza scontato che Jammeh non accettasse la sconfitta. Dopo aver ricusato il risultato elettorale, aveva fatto addirittura ricorso alla Corte Costituzionale. Barrow si era quindi rifugiato, per motivi di sicurezza, in Senegal dove, una settimana fa, aveva prestato giuramento.
Dopo le pressioni dell’ECOWAS (comunità economica degli stati dell’Africa occidentale), l’entrata nel paese di truppe del Senegal – dato non del tutto confermato – e l’assicurazione di un esilio “dorato”, Jammeh ha abbandonato il Gambia e ha raggiunto la Guinea Equatoriale, paese che gli garantisce l’immunità: lo stato centroafricano non ha infatti mai sottoscritto lo Statuto di Roma e quindi non ha alcun vincolo né obbligo nei confronti della Corte Penale Internazionale – istituita nel 2002 per giudicare crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio – cosa che mette al sicuro Jammeh da un eventuale mandato di cattura.
Pare non sia andato via a tasche vuote e sembrerebbe che sull’aereo assieme a lui, alla sua famiglia e ai suoi collabori stretti, ci fossero ben 11 milioni di dollari prelevati dalle casse della Banca Centrale Gambiana. Lo stesso giorno, sarebbe salpato un cargo canadese con la sua collezione di auto di lusso. La notizia non è tuttavia confermata e Halifa Sallah, il portavoce di Barrow, parla dell’apertura di un’inchiesta per accertare i fatti. È comunque molto probabile che Jammeh abbia avuto tutto il tempo di mettere da parte ricchezze nei suoi lunghi anni di governo.
L’accoglienza di Barrow è stata grande ed è quindi tempo di voltare definitivamente pagina per il più piccolo paese dell’Africa, diventato oggi modello di democrazia conquistata a fatica ma senza spargimento di sangue.
Il portavoce del presidente ha dichiarato che sono già in atto i primi interventi, con la riapertura delle scuole e la ripresa dei lavori dell’amministrazione pubblica. “Poi tutti i detenuti politici senza processo – molti dei quali avevano subìto torture in carcere – sono stati liberati.”
Barrow aveva dichiarato, appena eletto, di volere ricucire i rapporti con il vicino Senegal, per motivi di sicurezza – il Gambia è uno stato cuscinetto tra il Governo di Dakar e la regione Casamance che combatte da più di trent’anni per ottenere l’indipendenza – ma anche in prospettiva dello sviluppo economico del paese. Lo stesso dice di voler fare con la Gran Bretagna, i cui rapporti sono stati interrotti dopo l’uscita del Gambia dal Commonwealth nel 2013. Il neopresidente ha anche parlato dell’entrato del paese in tutte le organizzazioni internazionali, in particolare nella Corte Internazionale, abbandonata nell’ottobre 2016 dopo che il Burundi e il Sudafrica avevano fatto lo stesso.
Ma è lo sviluppo dell’economia del paese ad interessare in primis Barrow che invita i gambiani all’estero a rientrare nel paese per dare il loro contributo con l’esperienza maturata in terra straniera.
Le prospettive per il Gambia sono positive, ma la questione della lotta alla corruzione diffusasi nel paese in lunghi anni di angherie e malgoverno rimane tutta da risolvere.
Ieri, giovedì 26 gennaio, Adama Barrow, il neoeletto presidente del più piccolo stato africano, è finalmente rientrato in Gambia dopo che l’uscente Yahya Jammeh ha accetta di lasciare il paese.
Il Quotidiano Nuovo, 27 gennaio 2017
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