NIGERIA: BOKO HARAM TORNA INDEBOLIRE LA PRESIDENZA BUHARI
NIGERIA: BOKO HARAM TORNA
INDEBOLIRE LA PRESIDENZA BUHARI
A TRE ANNI DALLA SUA ELEZIONE CON LA PROMESSA DI
SCONFIGGERE IL GRUPPO TERRORISTICO, BUHARI DEVE FARE I CONTI CON L’OBIETTIVO
MANCATO
Il Governo federale della Nigeria ha confermato, domenica 25 febbraio, che mancano
all’appello ben 110 studentesse del
college di Dapchi nello
stato nord-orientale di Yobe, dopo l’attacco avvenuto lunedì 19 febbraio e
perpetrato da una presunta fazione del gruppo Boko Haram (‘educazione occidentale vietata’ nella lingua
Hausa parlata nel nord della Nigeria). L’attacco non è stato tuttavia
rivendicato.
Inizialmente, si era cercato di nascondere il
rapimento delle ragazze e si parlava di una loro fuga nella foresta. Quando il
fatto non poteva più essere negato, il portavoce del Governo dello Stato di
Yobe, Abdullahi Bego, aveva
dichiarato, per rassicurare l’opinione pubblica, che dodici
studentesse era già state liberate dai militari, ma il giorno seguente la
notizia era stata smentita.
Il Presidente nigeriano Muhammadu Buhari è
intervenuto definendo l’attacco alla scuola un ‘disastro nazionale’ e ha
annunciato l’invio di un maggior numero di forze armate per la ricerca delle
studentesse.
Questo ultimo episodio rappresenta uno dei
maggiori rapimenti avvenuto dopo quello del 2014, quando oltre 270 studentesse
di Chibok, cittadina dello stato di Borno situato a circa 275 km a
sudest di Dapchi, furono sequestrate da Boko Haram.
Si tratta di un duro colpo inferto al Governo di
Buhari che aveva fatto della lotta a questo gruppo terroristico uno dei
pilastri della sua campagna elettorale del 2015, quando dilagava nel Paese il
malcontento nei confronti del Presidente Goodluck Jonathan, reo di non
aver combattuto e contrastato a sufficienza i terroristi di Boko Haram che
tormentavano senza tregua il nordest del paese con attacchi e rapimenti.
I massacri sono continuati sotto la presidenza di
Buhari, anche se l’Esercito nigeriano è riuscito a riconquistare alcune fette
di territorio e a respingere il gruppo terroristico, che nel frattempo si è
esteso nei vicini Paesi del Ciad, Camerun e Niger.
Una serie di piccole
conquiste avevano comunque portato Buhari a considerare i terroristi islamici
‘tecnicamente’ sconfitti, ma a inizio gennaio 2018, aveva
dovuto ammettere che, nonostante la sconfitta tecnica di Boko Haram, si
verificavano ancora attentati isolati.
Ora, dopo questo ennesimo attacco, il Governo è stato
costretto ad riconoscere che il gruppo jihadista non è stato definitivamente
debellato, sollevando alcuni interrogativi.
Anzitutto, ci si chiede come sia possibile portare via 110 studentesse senza essere
fermati. I terroristi hanno, infatti, percorso ben 200 km con 9
camion, rapito 110 ragazze e ripercorso la stessa strada passando attraverso
numerosi posti di blocco.
Il governatore dello Stato di Yobe, Ibrahim Gaidam, è intervenuto al
riguardo dichiarando che circa una settimana prima dell’attacco, le forze
militari erano state ritirate dalla città di Dapchi. Ha anche ricordato che nel
2013 una scuola di Buni-Yadi era
stata attaccata, anche in quel caso, una settimana dopo il ritiro delle truppe
militari dalla città. Furono 29 gli studenti uccisi.
Sembrerebbe, quindi, che le forze militari siano
incapaci di garantire la sicurezza del Paese, pur usufruendo di notevoli
finanziamenti per la lotta al terrorismo. Nel dicembre scorso, i governatori dei 36 Stati che
compongono la Nigeria hanno infatti approvato il trasferimento al Governo
federale di un miliardo di dollari proveniente dal fondo ‘Excess Crude
Account’ dove sono accumulati proventi della vendita di petrolio. Il miliardo
di dollari rappresenta quasi la metà dell’attuale dotazione del fondo (2,3 miliardi).
A questo punto è legittimo chiedersi se i
finanziamenti siano stati effettivamente impegnati per la lotta al terrorismo e
se la mancata sconfitta di Boko Haram derivi dalla solo difficoltà del Governo
di Buhari a garantire la sicurezza del Paese, soprattutto nelle aree
più remote.
A ciò c’è da aggiungere l’indifferenza dell’Occidente,
Stati Uniti in testa, nei confronti di Boko Haram, che oramai molti osservatori
denunciano apertamente come indifferenza determinata dal fatto che l’Occidente
non considera quella parte di Africa come parte dei suoi immediati interessi
nazionali e quindi degna di investimenti militari già abbondantemente dirottati
nella guerra contro lo Stato Islamico.
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