KENYA: HACKERAGGIO DELLA DEMOCRAZIA

LE PAROLE DELL'EX FIRST LADY AMERICANA SULLA SUSSIDIARIA AMERICANA DELL’INGLESE SCL RIACCENDONO UN CASO SCOTTANTE



In un’intervista radio dell’11 settembre, il candidato del partito democratico alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016, Hillary Rodham Clinton, è tornata a parlare della Cambridge Analytica, sussidiaria americana dell’inglese Scl (Strategic Communication Laboratories) che si occupa di analisi di dati e di comunicazione strategica dei processi elettorali con l’elaborazione di una quantità enorme di dati personali che portano allo sviluppato di strategie in grado di influenzare il voto delle gente.
La Cambridge Analytica ha seguito le campagne elettorali di partiti e movimenti politici in tutto il mondo, dalle elezioni in Sudafrica nel 1994 a quelle in Kenya nel 2013, passando da quelle in Ucraina nel 2004 a quelle in Romania nel 2008, incluso un progetto di ricerca condotto in Italia nel 2012 per un non specificato partito politico.
La società è al centro di una grande controversia per l’uso di dati personali intesi a influenzare i risultati delle elezioni di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ed è attualmente sotto inchiesta in Gran Bretagna per avere fatto uso di dati personali per plagiare i votanti al referendum britannico su Brexit. In quell’intervista, la Clinton ha pubblicamente dichiarato che la Cambridge Analytica ha avuto un ruolo determinante nelle elezioni del Kenya, poi invalidate.
Il 1° settembre, la Corte Suprema keniota aveva infatti annullato il risultato delle elezioni tenutesi l’8 agosto di quest’anno, sostenendo che vi erano state ‘irregolarità e illegalità’ nella trasmissione dei risultati. Il ritorno alle urne è stato quindi fissato dalla Commissione elettorale indipendente del Kenya (IEBC) al 17 ottobre, ma l’azienda francese OT-Morpho che si occupa del voto elettronico fornendo ai vari seggi tablet in grado di eseguire  l’identificazione biometrica degli elettori, ha affermato che dovrà configurare nuovamente il complesso sistema in visto del nuovo appuntamento elettorale, un’operazione che non potrà essere fatta prima della fine di ottobre.
Il leader dell’opposizione Raila Odinga ha quindi accusato la OT-Morpho di essere coinvolta in una presunta manipolazione delle elezioni, ma la società francese, in un comunicato del 16 settembre, ha negato ogni accusa di hackeraggio e manipolazione del sistema di autenticazione e trasmissione dei dati. A dare manforte a Odinga è stata l’uccisione, sette giorni prima dell’appuntamento elettorale, di Chris Msando, responsabile del dipartimento alta tecnologia della Commissione keniota incaricato, tra l’altro, di testare il sistema fornito da OT-Morpho.
La dichiarazione della Clinton punta invece il dito contro la Cambridge Analytica che era stata incaricata di seguire le elezioni del presidente uscente Uhuru  Kenyatta e la stessa società pare gestisca anche la pagina web dell’IEBC, fatto tuttavia negato dall’azienda in un comunicato. Fosse invece vero, sarebbe molto preoccupante che la Commissione elettorale avesse lo stesso server connesso con la società incaricata di seguire la campagna elettorale del presidente uscente.
Insomma, il sistema della OT-Morpho sarebbe stato hackerato, secondo il candidato di opposizione Odinga, dalla stessa azienda che lo aveva creato; secondo la Clinton, sarebbe invece intervenuta la Cambridge Analytica. Questo lascerebbe intendere che la vittoria di Kenyatta non era così scontata.
Viene quindi da chiedersi a chi potrebbe veramente interessare fare rimanere Kenyatta a capo del paese o, cosa da non escludere visto la notevole molla di denaro in gioco, se la manipolazione dei risultati è stata voluta dalla Cambridge Analytica, conscia dello svantaggio del presidente uscente, per mantenere la sua credibilità sul mercato della consulenza politica.

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