CONTINUA IL CAOS IN KENYA
CONTINUA IL CAOS IN KENYA E
ODINGA TESSE RELAZIONI DA LONDRA
IL CANDIDATO
DELL'OPPOSIZIONE È VOLTATO A LONDRA PER INCONTRARE POLITICI, UOMINI D'AFFARI,
DIPLOMATICI, E SUOI UOMINI SONO NEGLI USA
La
situazione del Kenya
è ancora caratterizzata da un clima di
forte instabilità e di profonda
incertezza politica, dovuti in un primo momento
all’annullamento del risultato elettorale alle presidenziali dell’8 agosto – che aveva sancito la vittoria del Presidente
uscente Uhuru Kenyatta –
e successivamente intensificati dopo l’annuncio, martedì 10 ottobre,
del ritiro del candidato dell’opposizione
Raila Odinga, leader della National Super Alliance
(NASA) dal nuovo
appuntamento elettorale. Odinga avrebbe, infatti, dovuto scendere in campo il
26 ottobre contro Kenyatta che si è così trovato senza sfidante.
Non si fermano le manifestazioni per ottenere riforme elettorali, organizzate da
mercoledì nelle tre principali città di Kisumu, roccaforte dell’opposizione
nell’ovest del Paese, Mombasa e della capitale Nairobi. È notizia di mercoledì,
che, per motivi di sicurezza, rimarrà chiuso il parco di Uhuru a Nairobi e che le proteste nelle zone
commerciali di questi tre centri maggiori sono assolutamente vietate.
«Abbiamo
notato numerose infrazioni, violazioni e disordini durante le manifestazioni
organizzate dalla NASA», ha dichiarato Fred Matiangi,
attuale Ministro per la sicurezza interna, in una conferenza stampa di ieri
mattina. Sono, infatti, le attività commerciali a soffrire maggiormente di
questa situazione. «La gente ha paura dei gas
lacrimogeni e di essere derubata», ha dichiarato una commerciante del centro di
Naroibi. Divieto di manifestare, da ieri, non solo a Nairobi, ma anche nelle
aree centrali delle maggiori città del Paese: Mombasa e Kisumu. L’opposizione ha già sfidato il
divieto organizzando nuove proteste pacifiche a partire da oggi.
Intanto,
Odinga è in Gran Bretagna da
mercoledì sera. Oggi
terrà una conferenza presso Chatham House, prestigioso think
tank londinese, sul futuro del Kenya, è
previsto spieghi la sua decisione di ritirarsi e parli del programma di riforme
della NASA e di come il prossimo Governo può portare avanti le
riforme istituzionali volte al rafforzamento della democrazia del Kenya. Dal
suo arrivo a Londra, Odinga
ha avuto numerosi colloqui con politici del Regno Unito e rappresentati della
business community inglese. Un colloquio lo ha avuto anche con l’arcivescovo di Canterbury,
Justin Welby,
il quale avrebbe espresso preoccupazione circa la situazione nel Paese. Un
incontro c’è stato anche con l’ex Segretario Generale aggiunto dell’ONU, Mark Malloch Brown, e, secondo fonti vicine al
leader del NASA citate dal quotidiano ‘Daily
Nation’, Odinga
avrebbe condotto colloqui anche con membri del Governo e
politici e diplomatici vicini al Governo May. E previsto che domani Odinga incontri membri della comunità
keniota a Londra.
A Nairobi si fa notare che il viaggio a Londra di Odinga -con una partenza a sorpresa mercoledì sera- è coinciso con il viaggio del co-direttore del NASA Kalonzo Musyoka, volato, sempre mercoledì sera – un giorno dopo che hanno annunciato il loro ritiro dalla corsa presidenziale –, negli Stati Uniti, viaggio, questo, classificato come ‘personale’.
C’è da sottolineare che Odinga alla vigilia del voto di agosto e poi nei giorni immediatamente successivi al risultato, quando ha deciso di contestare gli esiti, ha contato molto sulla forza che gli poteva venire dagli USA e più in generale dalla comunità internazionale. Un supportò che si considerò venire meno nel momento in cui gli USA ammisero la regolarità del voto e accolsero la vittoria di Kenyatta. Questi viaggi e questi incontri potrebbero significare che qualcosa sta cambiando.
A Nairobi si fa notare che il viaggio a Londra di Odinga -con una partenza a sorpresa mercoledì sera- è coinciso con il viaggio del co-direttore del NASA Kalonzo Musyoka, volato, sempre mercoledì sera – un giorno dopo che hanno annunciato il loro ritiro dalla corsa presidenziale –, negli Stati Uniti, viaggio, questo, classificato come ‘personale’.
C’è da sottolineare che Odinga alla vigilia del voto di agosto e poi nei giorni immediatamente successivi al risultato, quando ha deciso di contestare gli esiti, ha contato molto sulla forza che gli poteva venire dagli USA e più in generale dalla comunità internazionale. Un supportò che si considerò venire meno nel momento in cui gli USA ammisero la regolarità del voto e accolsero la vittoria di Kenyatta. Questi viaggi e questi incontri potrebbero significare che qualcosa sta cambiando.
Per
rendere ancora più instabile la situazione del Paese, vi è stata l’approvazione in Parlamento di
un emendamento alla legge elettorale che stabilisce come, al ritiro di un contendente
alla ripetizione delle elezioni, il candidato rimasto venga
automaticamente eletto. La votazione è stata ovviamente
boicottata dall’opposizione.
A
livello legislativo,
il Paese deve districarsi nella miriade di leggi, regolamenti, decisioni espresse dalla Corte
Suprema e norme della Costituzione che regolano il processo
elettorale, tenendo conto che è
la Costituzione ad avere la meglio sulle altre disposizioni e, nel caso di un unico candidato,
questa prevede che il candidato
unico venga riconosciuto vincitore. Una decisione della Corte Suprema
del 2013 ha fatto sì che le nomine di giugno per le elezioni del 2017 siano
valide anche per le nuove elezioni del 26 ottobre e che quindi
Kenyatta non venga eletto automaticamente. La stessa decisione prevede 60
giorni di tempo per la presentazione delle nomine alle nuove elezioni e quindi la data del 26 verrebbe
azzerata e l’appuntamento elettorale nuovamente fissata entro
60 giorni.
Tenendo conto delle disposizioni legislative, la Commissione elettorale (IEBC) ha dichiarato che per rendere valido il suo ritiro dalla competizione, Odinga deve seguire la prassi ufficiale e ripresentare la sua richiesta. Lo stesso partito di maggioranza Jubilee considera non valida la presentazione del ritiro del leader dell’opposizione perché avrebbe dovuto essere presentata, secondo i suoi esponenti, entro tre giorni dalle nomine di giugno, come prevede la legge.
La stessa Commissione ha, inoltre, stabilito che parteciperanno alle nuove elezioni tutti gli otto sfidanti presenti al precedente appuntamento, questo subito dopo che la Corte Suprema aveva accolto la richiesta presentato dal candidato del partito Thirdway Alliance, Ekuru Aukot, di essere riammesso alle elezioni.
Tenendo conto delle disposizioni legislative, la Commissione elettorale (IEBC) ha dichiarato che per rendere valido il suo ritiro dalla competizione, Odinga deve seguire la prassi ufficiale e ripresentare la sua richiesta. Lo stesso partito di maggioranza Jubilee considera non valida la presentazione del ritiro del leader dell’opposizione perché avrebbe dovuto essere presentata, secondo i suoi esponenti, entro tre giorni dalle nomine di giugno, come prevede la legge.
La stessa Commissione ha, inoltre, stabilito che parteciperanno alle nuove elezioni tutti gli otto sfidanti presenti al precedente appuntamento, questo subito dopo che la Corte Suprema aveva accolto la richiesta presentato dal candidato del partito Thirdway Alliance, Ekuru Aukot, di essere riammesso alle elezioni.
Gli
attuali sviluppi danno Kenyatta vincente visto che gli altri candidati, ad
eccezione di Odinga, non avevano ottenuto al primo turno risultati superiori
all’1%. La decisione dell’IEBC
riporterebbe tuttavia in campo anche il leader della NASA.
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