STORIA DI AMICIZIA/INIMICIZIA IN CARNIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Raimondo Valesio Calice, s.t., 1962
olio-encasuto su tela, cm 95x64 (Sede Ana Paularo-Ud)

Tra il 1915 e il 1917, le nostre montagne furono teatro di battaglie terribili in condizioni climatiche davvero ostili, dove i combattenti di entrambi le parti erano poco più che ragazzi che in tempi normali erano legati anche da rapporti d'amicizia, scardinati dalla guerra.

Fu così che soldati di tutti i paesi, accomunati dallo stesso destino, furono in grado di stabilire dei rapporti pacifici e di ‘proclamare’, in certe occasioni, delle tregue.

La più celebre tra queste fu senza dubbio la cosiddetta Tregua di Natale del 1914 quando sul fronte occidentale i soldati francesi e tedeschi si scambiarono gli auguri di Natale e dei piccoli doni, sospendendo i combattimenti per una settimana.

Questo genere di episodi avvenne anche sul fronte italiano, specialmente in quelle zone del fronte in cui la distanza tra le linee trincerate era esigua, com’è il caso della cima del Pal Piccolo. Questi contatti servivano spesso per barattare cibo o oggetti che il proprio esercito non distribuiva. Gli austro-ungarici richiedevano, ad esempio, soprattutto qualcosa da mangiare data la situazione precaria del loro rancio. Al contrario, i soldati dell'Impero possedevano quasi sempre del tabacco che scarseggiava tra gli italiani.

Ecco una serie di testimonianze


Antefatto

«La guerra ha smosso un formicaio di gente che noi abbiamo visto passare nei nostri piccoli paesi. Io ho sentito tante volte raccontare anche a Cercivento… che tra i soldati italiani locali e gli austriaci si erano instaurati rapporti di amicizia anche perché tanti carnici erano stati a lavorare nella Gaile come segats “segantini” e muratori e si conoscevano e sul fronte si chiamavano per nome e gli italiani si facevano dare sigarette dagli austriaci che ne avevano.»

Testimonianza di Annarita De Conti di Cercivento, classe 1898, raccolta in Allerino Delli Zotti, Portatrici e portatori di Paluzza - Cleulis - Timau sul fronte carnico “Alto But” durante la prima guerra 1915-1918 Pal Piccolo dal Passo di Monte Croce Carnico, “Memorie e Ricordi”, Cortolezzis, Paluzza, 1999.


Amici sul Monte Croce

«Era il pomeriggio del 23 maggio. Sul confine di Monte Croce Carnico, due amici di vecchia data, un alpino e un Alpenjager, scambiavano come ogni giorno qualche parola. Ad un tratto l'italiano si sollevò sulle gambe, guardò l'orologio e si girò verso il vecchio amico:

- Sono le tre, ho l'ordine di andare. Non ci vediamo più.

Stretta la mano all'amico austriaco aggiunse:

- Domani sarà la guerra.

Voltate le spalle, ognuno prese la sua strada. Quando l'alpino giunse un po' più giù nella discesa l'amico lo chiamò, e gli gridò un'offesa usando parole... non tanto pulite. L'alpino si girò, alzò il fucile e sparò. L'austriaco cadde riverso e rotolò in avanti fin quasi ai piedi dell'italiano. Questi, colto un fiore, lo pose sul corpo dell'uomo senza vita.

- Doveva cominciare domani – disse – tu non l'hai voluto vecchio amico, non ci vediamo più...E continuò la sua discesa.

Nella notte le artiglierie precedentemente regolate aprirono il fuoco e nel contempo i soldati italiani si lanciarono all'attacco. Era il 24 maggio 1915.»

In Giacomo Pinna - Renato Zanolli, Dolomiti in guerra: camminamenti, trincee, postazioni, vie ferrate, 2 voll., Dario De Bastiani editore, Godega di Sant'Urbano, 2013.


Miracolo a Pal Piccolo

«Sul Pal Piccolo, all’estremità sinistra denominata vetta Chapot in ricordo del sottotenente piemontese del 3° Alpini caduto in quel luogo nel 1916, si verificò un fatto di straordinaria fratellanza.

In quel luogo a breve distanza, si fronteggiavano il reparto alpini del battaglione Val Pellice e una compagnia dell’8° Feldjager.

Il 10 maggio 1917, forse per lo sconforto dovuto alla quotidiana perdita dei suoi uomini colpiti da cecchini annidati sui sovrastanti cucuzzoli, il comandante uscì allo scoperto brandendo una bottiglia in mano ed urlando agli Austriaci che era ora di finirla e che era tempo di fare pace. Di lì a poco fu raggiunto da un sottoufficiale austriaco nella terra di nessuno. Questo gli tese la mano e gli offrì una sigaretta. Non si sa cosa si siano detti ma pian piano in massa i soldati di entrambi gli schieramenti seguirono questo esempio. Il fatto durò per circa 2 ore tra abbraccio e scambi di ‘merce’ e poi entrambi gli schieramenti rientrarono nelle rispettive postazioni. Questo particolare fu raccontato anche da ex combattenti di Timau.»

Testimonianza di Lindo Unfer di Timau, classe 1926 e ricordata anche in Lindo Unfer, Testimonianze della Grande Guerra sui monti di Timau e dintorni (Cellon, Pal Piccolo, Freikofel, Pal Grande, Pramosio…), Andrea Moro Editore, Tolmezzo, 20043.


Nemici e amici fraterni

«Un ventenne di Timau, Giovanni detto Hans in tedesco, lavorava presso una segheria in Austria, a Kötschach. Era molto rispettato per la sua bravura tanto che veniva trattato come uno di famiglia. Il suo padrone aveva anche un figlio, Josef, e ben presto i due diventarono amici per la pelle.

A Giovanni giunse l’ordine di rientrare in Italia e presentarsi al commando di Tolmezzo per prestare servizio nell’esercito. Avrebbe voluto ignorare questa richiesta ma il suo padrone lo esortò ad assolvere ai propri doveri verso la patria, come avrebbe fatto anche suo figlio per l’Austria.
Da lì a poco fu schierato con un reparto dell’8° Reggimento Alpini sul versante orientale del Freikofel. Durante una ricognizione notturna, sorprese una vedetta austriaca che subito riconobbe come suo fraterno amico. Una situazione tragica ma anche felice che vide i due giovani rientrare nelle rispettive postazioni con l’impegno di rivedersi nella terra di nessuno.

La cosa durò per qualche tempo e gli incontri si estesero anche ad altri commilitoni.

Un giorno Hans avviso l’amico che al suo reparto sarebbe subentrata un’altra unità. Giovanni aveva forse dimenticato l’avviso e si presentò nel solito posto ma venne colpito a morte da una pallottola.

Josef cadde invece sul fronte del Piave l’anno dopo.

Dopo la guerra, le famiglie dei due giovani si incontravano periodicamente. Si tratta di un fatto verissimo raccontatomi da mio padre e da gente del posto che l’aveva vissuto in prima persona.»

Testimonianza di Lindo Unfer di Timau, classe 1926; ricordata anche in Guidi Poggi, Un anno di Guerra a Pal Piccolo (maggio 1915-giugno 1916), Andrea Moro Editore, Tolmezzo, 2009.


 

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