LUIGIA MICOLI TOSCANO LINUSSIO

 Non solo artistici, ma soprattutto, non solo uomini, hanno segnato la storia della montagna della provincia udinese. Il 28 maggio 1827 nasceva a Mione di Ovaro una nobildonna di nome Luigia Micoli Toscano che fu presto animata dagli ideali patriottici tanto da essere ricordata come “luminosa figura di patriota carnica”.

Di famiglia benestante, fornita di una buona educazione, Luigia Micoli Toscano è ricordata per la sua natura “assai delicata”. Sposa nel 1845 l’ing. Andrea Linussio di Tolmezzo (1820-1915), pronipote dell’illustre imprenditore tessile Jacopo che nel Settecento fondò la maggior manifattura tessile europea.

Andrea Linussio era responsabile del Comitato Segreto Mandamentale di Tolmezzo, l’organismo clandestino che doveva raccordare le iniziative dei patrioti: diffondere materiale di propaganda, raccogliere fondi per la causa italiana, aiutare i giovani a eludere il servizio militare nell’esercito imperiale.
Luigia, condivide con il marito gli ideali politici e morali e aderisce ai movimenti politici antiaustriaci, facendo anche parte del Comitato Mandamentale.
Viene ricordato che la casa Linussio era diventata “il focolare che teneva acceso in Tolmezzo ed in Carnia il fuoco sacro del patriottismo”.
Luigia Micoli Toscano, “senza cessare di essere sposa e madre”, partecipò attivamente e con passione al movimento per l’unità d’Italia e s’impegnò ad aiutare i giovani della Carnia ad emigrare in Piemonte e in Lombardia per arruolarsi in vista di una ripresa della guerra.
Nel giornale Il Popolo. Organo della Democrazia Friulana del 1884, l’inserzionista Antonio Valsecchi di Spilimbergo afferma che Luigia si avvalse del pittore milanese Francesco Buzzi, membro attivissimo del Comitato patriottico lombardo, di Giacomo Zei da Tarcento, di don Celestino Suzzi di Resiutta, nonché dello scrivente e di altri personaggi di cui non conosce il nome “per agire, a pro della redenzione della patria, relativamente alla Carnia”.
Fu così che quando Garibaldi lanciò la campagna “Un milione di fucili” una grande sottoscrizione per finanziare l’acquisto di armi per i suoi legionari, Luigia raccolse circa un migliaio di lire, ottenendo da Garibaldi, come riferì il figlio maggiore Antonio: 

«Il permesso di firmare col suo nome i proclami ch’ella scriveva e diffondeva tra la gioventù della Carnia per spingerla all’emigrazione […] Non tralasciava mezzo alcuno per mantenere nei Carnici ben alto l’amore di Patria.» 

Febbrile sostenitrice degli ideali risorgimentali, Luigia Micoli Toscano, dopo la sospensione sul Mincio della guerra d’indipendenza, andò diverse volte a Milano e con lo stesso pittore Buzzi, il trevigiano dott. Francesco Sartorelli, Valsecchi, l’udinese Francesco Verzegnassi e altri emigrati veneti, “riannodò le fila della cospirazione”. Il suo grande entusiasmo la fece ricordare come “angelo sterminatore dei nemici della patria”.
I suoi viaggi a Milano, organizzati con la scusa di fare visita al figlio Antonio, studente nella città lombarda, le diedero anche l’opportunità di entrare in contatto con la contessa Clara Maffei, altra figura femminile di spicco nell’ambiente patriottico milanese.
Pare che Luigia avesse portato in Friuli, di ritorno da un viaggio a Milano, proclami garibaldini nascosti addirittura nelle trecce dei suoi abbondanti capelli.

Malgrado la donna avesse sempre operato con la massima prudenza, un delatore, “un tale che volle assumersi la fosca e infamante parte di Giuda”, mise sull’avviso la polizia austriaca, che effettuò varie perquisizioni, sia in casa Linussio che in fabbrica: Andrea Linussio venne fermato il 26 aprile 1860 e poi rilasciato, mentre il 20 maggio Luigia fu arrestata e condotta prima a Udine, poi a Graz e infine a Bruck an der Mur, in Stiria a circa 40 km a nord est di Graz, dove, senza aver subito alcun processo, rimase confinata. Essendo seriamente ammalata, la donna non fu rinchiusa in carcere ma costretta agli arresti in una locanda, e le fu anche concesso di far venire presso di sé i figli.
Il clima della cittadina stiriana è molto rigido, come scrive la stessa Luigia:

«Qui c’è tanto freddo ch’io ho più coperte sul letto che non avea a Tolmezzo quest’inverno, ed in dosso ho mantiglia e tabarro ed ancora batto i denti dal freddo. Sento dolori al petto, alla schiena ed al ventre, ed accuso anche ottusità continua di testa.»

Ma la tisi stava consumando la povera donna, tanto che le autorità austriache finalmente accolsero le numerose istanze provenienti dall’Italia. Luigia fu trasferita a Cilli/Celie, città della Slovenia caratterizzata da un clima più mite. Venne finalmente rilasciata nel dicembre 1860. Dopo sette mesi di prigionia Luigia Micoli Toscano Linussio torna nella sua Carnia, ma il ritorno era tardo e i rimedi inefficaci. La malattia non le darà più tregua.
Luigia Micoli Toscano morirà nel 1864, a soli 37 anni.

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