STORIA DI UN’EMIGRAZIONE E DI UN RITORNO: LA PRESIDENTE DELL’UNIONE DEI CUOCHI DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA MARINELLA FERIGO
Partivano con il sacco in spalla… non è l’inizio di un
racconto di altri tempi. Anzi sì, lo è, ma potrebbe anche essere il prologo di
una storia moderna.
L’emigrazione ha da sempre riguardato, ahimè continua a
farlo, il territorio friulano. Forse manca oggi la fatica degli spostamenti a
piedi o con mezzi di fortuna, come avveniva nel passato, ma rimane pur sempre
presente la necessità di trovare lavoro altrove.
Marinella Ferigo, oggi titolare
del ristorante Ai Celti di Gemona, presidente
dell’Unione Cuochi del Friuli-Venezia Giulia, è “tornata” nel suo
territorio d’origine da cui si è allontanata adolescente.
Marinella comincia a lavorare negli anni ’70 in una casa
privata, poi in un ristorante al Lido di Venezia.
Emigra quindi in Svizzera dove fa la
barista; è nel territorio elvetico che inizia a prendere confidenza con la
cucina, aiutando ogni tanto il cuoco del ristorante. L’emigrazione la porta
successivamente in Germania dove
lavora come cameriera ai piani.
Continua ad arricchire la sua vita professionale lavorando
in alberghi e ristoranti di livello a Pescara e Abano Terme per giungere infine
a Montegrotto Terme dove diventa governante
di un albergo.
Nel 2003 acquista il ristorante Ai Celti che vanta oggi un
giro d’affari costantemente in crescita e la presenza di tre dipendenti.
Una carriera
lavorativa molto ricca, ma cosa l’ha riportata in Friuli?
«Come molti
emigrati, il mio cuore è sempre rimasto legato alla mia terra d’origine. Ho
avuto la fortuna, e il piacere, di conoscere il Cavaliere Andrea Pittini, ospite
dell’albergo in cui lavoravo. È stato lui a coinvolgermi nell’acquisto del
ristorante Ai Celti.»
Come è arrivato il
suo impegno a livello associativo?
«Mi sono
iscritta all’Unione dei Cuochi del Friuli-Venezia Giulia nel 2003 e ho da
subito preso parte alle attività del gruppo delle Lady Chef e partecipato
attivamente alle manifestazioni dell’Unione. Nel 2013 sono al congresso nazionale
della Federazione Italiana Cuochi a Metaponto, in Basilicata, e cinque anni fa
sono stata eletta presidente dell’Unione Cuochi FVG.»
Passione per la
cucina, da sempre?
«Dopo
l’esperienza di Bonn, in Germania, torno in Italia, precisamente in Abbruzzo.
Lì impara a conoscere i prodotti della terra, raccogliendo l’insegnamento di
mia suocera, molto attenta a quanto la natura offre. Ho imparato a valorizzare
i prodotti Km0.»
Un marito ma anche una figlia. È quindi
riuscita a fare combaciare il suo grande impegno lavorativo con la vita
privata?

Torniamo ai giorni nostri. Come ha
fronteggiato il periodo dell’emergenza pandemia?
«Ho immediatamente
interrotto l’attività del ristorante, lavorando comunque su progetti da mettere
in atto con la riapertura. Ho la fortuna di avere un cuoco, Davide Patat, con
cui sono in sintonia. È una persona molto propositiva. A un mese dalla
riapertura abbiamo deciso di cucinare pesce il venerdì e di proporlo anche per
asporto, cosa che ci ha portato nuovi clienti.»
Progetti futuri?
Mi è stato proposto di fare parte del gruppo di lavoro di Confcommercio
collinare e spero fortemente di lasciare in eredità la mia attività al mio
cuoco, un modo per creare una certa continuità. Vorrei proseguire con il mio
impegno sociale, partecipando a progetti che riguardano la violenza contro le
donne e bambini con disabilità.»
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