TOGO: DONNE IN PRIMA LINEA
RIGOROSAMENTE VESTITE DI NERO, HANNO MANIFESTATO PER LE STRADE DELLA CAPITALE LOMÉ CONTRO IL PRESIDENTE FAURE GNASSINGBÉ, CHIEDENDONE LE DIMISSIONI
Le proteste iniziate ad agosto 2017 contro il regime della
dinastia Gnassingbé che dura da ben 50 anni
– con il passaggio di consegna dopo 38 anni di governo del generale Eyadéma Gnassingbé al figlio Faure
– continuano senza tregua in Togo,
ma questa volta si sono messe di mezzo le donne che sono scese in piazza sabato
20 gennaio a miglia, una partecipazione definita ‘molto significativa’ dall’attivista
Farida Nabourema.
Rigorosamente vestite di nero,
hanno manifestato per le strade della capitale Lomé contro il presidente Faure Gnassingbé,
chiedendone le dimissioni. La manifestazione
era stata organizzata dalla coalizione dei 14 partiti dell’opposizione i cui leader
hanno marciato assieme alle manifestanti. Il servizio d’ordine è stato gestito dalle
donne della gendarmeria di Lomé.
Il coinvolgimento delle donne
togolesi a questioni importanti non è cosa nuova. Il programma per la riduzione delle emissioni da deforestazione
e degrado forestale (REDD+), che
non aveva visto la partecipazione di donne, ha portato Brigitte Acakpo-Addra, da anni impegnata nella
protezione ambientale in Togo, alla fondazione nellottobre del 2016 di Le Consortium Femmes REDD+ Togo (CF-REDD+Togo),
una piattaforma nazionale intesa a coinvolgere membri di diversi organizzazioni
femminili nella gestione delle foreste.
Le donne sono inoltre state sempre presenti nelle proteste
passate, ma il coinvolgimento di sole donne nella cosiddetta ‘marcia nera’ ha sicuramente
avuto un impatto molto forte sull’opinione pubblica.
«Prederemmo ormai il nostro futuro
in mano perché siamo noi a soffrire per questa situazione», ha dichiarato
una commerciante a ‘France Press’, precisando che «manca il lavoro e l’economia avanza a rallento».
Di fronte a quella manifestazione
tutta al femminile, il Governo ha preferito tacere, mentre durante le proteste delle scorse
settimane, aveva interrotto l’accesso a internet per una settimana, una scelta un
po’ azzardata visto che ha causato una notevole perdita economica, pari ad almeno
300.000 dollari al giorno.
La crisi politica del Togo non
pare si possa risolvere entro tempi brevi. Si parla di un possibile incontro tra le parti da novembre
scorso e il neo eletto presidente dell’Unione
Africana (AU), il guineano Alpha
Condé, ha proposto i giorni tra il 23 e il 26 gennaio per tenere questo incontro.
Da informazioni avute dalla redazione di ‘Africa rendez-vous’,
si è sparsa la notizia che l’incontro organizzato dal presidente Condé non avrà
tuttavia luogo.
Rimangono molti ostacoli ai negoziati.
I 14 partiti dell’opposizione sono a favore di un dialogo con il governo sotto l’egida
della comunità internazionale. I temi del dialogo devono riguardare esclusivamente l’uscita dal potere dell’attuale
presidente e il ritorno alla costituzione del 14 ottobre 1992 – che limitava i mandati
presidenziali a due –, la revisione del sistema elettorale e diritto di voto per
i togolesi all’estero. L’opposizione chiede inoltre la liberazione dei manifestati
incarcerati e il ritiro delle forze di sicurezza nel nord del paese prima dell’inizio
del dialogo.
Il partito al governo, da parte
sua, vuole un dialogo guidato dal solo governo e il suo intento è arrivare a un
referendum che si proponga un limite dei mandati presenziali a due, che non essendo retroattivo, aprirebbe
la strada alla ricandidatura di Faure Gnassingbé ed è abbastanza chiara che prima
di tutto è la fine della dinastia Gnassingbé ad interessare l’opposizione e, a questo
punto, anche il popolo togolese.
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