BURUNDI, DOPO L’ELEZIONE FARSA PROSEGUONO LE PROTESTE, LE VIOLENZE E LA FUGA DI CIVILI OLTRE I CONFINI
Proseguono le proteste e le violenze in Burundi come pure l’esodo di civili – giunto ormai a quota 160mila – diretti soprattutto in Tanzania e Ruanda, ma anche in Congo, Uganda e, in misura minore in Zambia. Questa è la situazione che si è creata dopo la decisione da parte del presidente Pierre Nkurunziza di candidarsi per un terzo mandato. In realtà, si tratta dell’ultimo atto di un Capo di Stato non amato dal suo popolo.
In un clima di tensione e generale insicurezza del paese, si sono comunque tenute, lo scorso 29 giugno, le elezioni legislative e amministrative. Si è trattato di un appuntamento elettorale, secondo quando riferito dagli osservatori delle Nazioni Uniti, né libero né credibile, visto anche il suo boicottaggio da parte dell’opposizione.
E come c’era da aspettarselo, il partito al governo, il CNDD-FDD, ha ottenuto il 77 dei seggi su 100; 21 sono stati comunque assegnati alla coalizione di opposizione e lo schieramento filo-governativo dell'Unione per il progresso nazionale (Uprona) ha ottenuto 2 seggi. L’affluenza alle urne è stata del 75%, cifra raggiunta, secondo l’opposizione, a seguito delle forti minacce cui sono stati sottoposti numerosi elettori.
Il clima tutt’altro pacifico ha portato i leader dei paesi della Comunità dell’Africa Orientale (Eac), riunitisi lunedì 6 luglio a Dar es Salaam, in Tanzania, a chiedere un rinvio delle elezioni presidenziali, previste il 15 luglio, per consentire al mediatore nominato, il presidente ugandese Yoweri Museveni, di condurre negoziati tra le parti. Si attende la risposta di Nkurunziza che continua imperterrito la sua campagna elettorale.
In realtà, con l’incontro di Dar es Salaam, Nkurunziza ha ottenuto due importanti conquiste: la validità del suo terzo mandato e il riconoscimento delle elezioni legislative ed amministrative, inizialmente non considerate credibili, ma riconosciute ora valide dai capi di stato dell’Eac.
È ovvio che questa situazione non lascia scemare la voce del dissenso dell’opposizione e le proteste si fanno sempre più repressive, con scontri anche diretti tra polizia e manifestanti, come è avvenuto stamattina nel quartiere di Buterere della capitale Bujumbura. Pare che anche i ritorni dal Congo siamo stati violentemente osteggiati dagli imbonerakure, la giovane ala del CNDD-FDD che spesso si improvvisa forza dell’ordine.
Intanto, il generale Leonard Ngendakumana, vice di Godefroid Niyombare che a maggio aveva tentato un colpo di stato, ha minacciato di dare avvio ad un’insurrezione armata se il presidente non rinuncerà alla sua candidatura.
Anche se Nkurunziza dovesse accettare il rinvio delle elezioni presidenziale, non sembrano esserci i presupposti per un esito pacifico della situazione.
Anche se Nkurunziza dovesse accettare il rinvio delle elezioni presidenziale, non sembrano esserci i presupposti per un esito pacifico della situazione.
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