KENYA: RAÏLA ODINGA, L’ ANTI-PRESIDENTE GIURA

SI TRATTA DI UN GESTO SIMBOLICO PER CONTESTARE LA LEGITTIMITÀ DELL’ATTUALE GOVERNO E ALLO STESSO TEMPO PER OFFRIRE UN’ALTERNATIVA



È stata fissata a martedì 30 gennaio la cerimonia di giuramento da Presidente di Raïla Odinga e del suo vice Kalonzo Musyoka. La manifestazione avrebbe dovuto tenersi inizialmente il 28 novembre, in concomitanza con il giuramento del Presidente eletto Uhuru Kenyatta, figlio del ‘padre fondatore’ del Kenya, Jomo Kenyatta.
Si tratta di un gesto simbolico per contestare la legittimità dell’attuale Governo e allo stesso tempo per offrire un’alternativa. Oppositore storico di Kenyatta, Odinga continua a contestare i risultati delle elezioni, dopo avere boicottato l’appuntamento elettorale di ottobre 2017 fissato in conseguenza dell’annullamento, ‘in nome della trasparenza’ e per gravi irregolarità nella trasmissione dei dati, di quello di agosto.
Venerdì 26, la coalizione Super Alleanza Nazionale (NASA), di cui è leader Odinga, si è detta pronta a presentare tutti i risultati delle presidenziali di agosto che, secondo quanto dichiarato, avrebbero dato vincente Odinga. Il senatore dell’opposizione James Orengo ha affermato che si tratta di risultati provenienti dai server della Commissione indipendente elettorale (IEBC) e che darebbero la vittoria a Odinga con 8,1 milioni di voti contro i 7,9 milioni di Kenyatta. Non è tuttavia chiaro come l’opposizione si sia procurato questi dati, tanto più che la IEBC non si è attenuta alla richiesta della Corte Suprema di permettere l’accesso ai server.
Il giuramento di Odinga potrebbe causare nuove violenze e viene quindi impedito in vari modi. Il parco Uhuru, dove si dovrebbe tenere la cerimonia, è stato chiuso per lavori di manutenzione dal Governo della contea di Nairobi. Il capo della Polizia della capitale, Japheth Koome, ha inoltre dichiarato che non ha ricevuto alcuna richiesta da parte della NASA o di altri gruppi per avere a disposizione il Parco. Il procuratore generale Githu Muigai ha infine annunciato che ogni tentativo di tenere una cerimonia di giuramento verrà considerato alto tradimento e potrebbe pertanto costare a Odinga la pena di morte.
In un raduno pre-elettorale organizzato presso lo stadio Homa Bay sabato 27 gennaio, Odinga ha riferito di avere ricevuto pressioni per annullare il suo giuramento, pena il divieto di viaggiare in determinati Paesi: «non è necessario che viaggi all’estero. La lotta alla giustizia elettorale non si fermerà» ha dichiarato Odinga che si era detto aperto al dialogo con il Governo per discutere del sistema elettorale, ma che il Partito Jubilee, cui fa capo il Presidente, ha rifiutato. Sempre in quell’occasione, Odinga ha parlato delle irregolarità successe durante le elezioni del 2007, 2013 e dell’anno scorso: «il popolo keniota deve rimanere deciso nel condannare le scorrettezze elettorali».
Un questione di giustizia, dunque, sembrerebbe essere la ragione di questa forte opposizione al Governo di Kenyatta, ma è da escludere che si possa trattare anche di una lotta tra le élite del potere.
La famiglia di Kenyatta possiede un valore stimato da ‘Forbes’ nel 2011 di oltre 500 milioni di dollari, cosa che rende Uhuru il più ricco Presidente di tutta l’Africa. È proprietario di un’emittente TV, di un giornale e di diverse stazioni radio. Ha inoltre interessi in vari settori importanti - turistico, bancario, assicurativo e nelle costruzioni - e possiede immense proprietà terriere. Odinga non è da meno ed è pure lui un miliardario, proprietario di diversi immobili e società multinazionali. E si sa, la ricchezza aspira a sempre maggiore ricchezza e la detenzione del potere politico aiuta a curare i propri interessi e quelli dei simpatizzanti.
Il Kenya perde infatti ogni anno 1,1 miliardi di dollari a causa di esenzioni fiscali concesse alle imprese, il che equivale a quasi il doppio della spesa sanitaria in un paese in cui le donne hanno 1 probabilità su 40 di morire di parto.
Il Kenya vanta, inoltre, uno sviluppo economico in media del 5%, è il Paese più digitalizzato dell’Africa orientale e aspira a diventare un hub strategico delle comunicazioni, con la costruzione di una ferrovia di 600 chilometri che collega Mombasa a Nairobi ed è finanziata dai cinesi dell’Exim. Un progetto che verrà esteso a Uganda e Ruanda mentre sono in costruzione un porto e una raffineria di petrolio sulla costa di Lamu, con una ferrovia lunga 1.500 chilometri per collegare lo scalo a Sud Sudan e Etiopia, accompagnata da un’autostrada e da un oleodotto sullo stesso percorso.
Tutto questo avviene mentre il 60% dei keniani vive con meno di due dollari al giorno e, da un recente sondaggio, 86% dei lavoratori pensionati vive in estrema povertà.

L'INDRO, 29 gennaio 2018

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