NIGERIA: LE RAGAZZE DI CIBOK LIBERATE…O NO?

AMNESTY INTERNATIONAL HA DOCUMENTATO ALMENO ALTRI 41 CASE DI RAPIMENTI DI DONNE



Dopo la liberazione, il 6 maggio, di ben 82 delle 276 studentesse rapite da Boko Haram dal dormitorio di una scuola di Chibok, nello stato nordorientale di Borno, in Nigeria, è stato annunciato i giorni scorsi dal vicepresidente Yemi Osinbajo che un’altra ragazza è riuscita a fuggire agli estremisti islamici. Dalle ultime indiscrezioni, pare tuttavia non si tratti di una delle ragazze di Chibok.
Non è l’unico rapimento operato da Boko Haram, che usa spesso le sue vittime come kamikaze. Amnesty International ha infatti documentato almeno altri 41 casi di rapimenti di massa compiuti da Boko haram a partire dal 2014. La vicenda delle cosiddette “Chibok girls” aveva tuttavia scosso le coscienze del mondo, dando inizio a una vasta campagna internazionale, soprattutto mediatica, segnata dall’hastag #BringBackOurGirls.
L’attenzione sulla liberazione delle “ragazze di Chibok” è quindi sempre molto alta e seguita con attenzione dall’opinione pubblica e, dopo ben tre anni dal loro rapimento, il recupero di anche una sola ragazza ha sempre una certa risonanza a livello internazionale.
Per il rilascio delle 82 ragazze, il governo nigeriano ha dovuto liberare alcuni prigionieri militanti di Boko Haram, ma c’è qualcuno che parla anche del pagamento di un riscatto di quasi un milione di dollari; uno stesso tipo di scambio era avvenuto nell’ottobre scorso quando erano state liberate 21 studentesse.
Tutte le ragazze sono attualmente tenute sotto custodia dal governo, a quanto pare per ricevere l’assistenza e le cure necessarie prima del loro rientro nelle proprie famiglie a settembre; nulla è tuttavia trapelato sulla dinamica della loro reintegrazione e i loro parenti non sono a tutt’oggi autorizzati ad incontrarle.
Questo particolare atteggiamento del governo ha sollevato non poche domande e forti dubbi sulla vicenda.
Molti si chiedono se le studentesse sono state effettivamente liberate dal momento che la notizia è stata diffusa a livello internazionale dal governo e che nessun media nigeriano è autorizzato ad avvicinare le ragazze. Per di più, la loro liberazione è avvenuta proprio il giorno della partenza del presidente Muhammadu Buhari per Londra dove dovrebbe curare una malattia non meglio specificata.
Nel momento in cui le condizioni di salute del presidente sono precarie e alimentano la paura di una crisi politica all’interno di un paese segnato da una grave recessione economica, la notizia della liberazione delle studentesse aiuta a distogliere l’attenzione da problemi reali e a conferire un giudizio positivo all’operato di Buhari che aveva già formalmente trasferito i suoi poteri al vicepresidente Osinbajo a gennaio quando era volato nel Regno Unito per sottoporsi a degli esami medici.
C’è chi pensa che le ragazze liberate facciano parte di prigionieri liberati in precedenti operazioni. Sarebbero tate raggruppate per creare una campagna mediatica a favore del governo che avrebbe così adempito alla promessa elettorale di liberare le “Chibok girls”.
Occorre però notare che la campagna mediatica creata dal governo sulla liberazione delle 82 ragazze è stata studiata più per l’opinione pubblica internazionale che per quella interna che rimane molto scettica. Persone che operano sul territorio affermano addirittura di non sapere nulla di questo rilascio.
Si capisce quindi che, con un presidente in fin di vita e le cui condizioni di salute sono diventate segreto di Stato, con la lotta contro Boko Haram che continua imperterrita e senza grandi risultati, con i primi focolai di guerre religiose contro le comunità cattoliche nel centro sud del paese e la corruzione che dilaga, il governo centrale necessitava di una notizia positiva per dare al proprio operato una certa credibilità e quindi potere contattare sul sostegno internazionale.

FriuliSera, 19 maggio 2017

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