GUIDA AGLI STEREOTIPI SUI CARNICI


Plugna, frazione di Lauco (Udine)

L’immagine della Carnia è spesso deformata dallo stereotipo che descrive la sua gente come semplice, spesso grezza e chiusa in se stessa, circondata dalle montagne che non offrono altro che lavori manuali.
Niente di più sbagliato di tutto questo.
Lo stereotipo è sicuramente una visione semplicistica di un territorio con sì una popolazione anziana e una forte presenza di antiche tradizioni locali, ma che può anche contare sulla presenza di molti giovani aperti a esperienze delle più disparate.
Certo, la “malattia del mattone” tiene molti carnici legati al paese natio; così, anche se costretti a spostarsi per motivo di lavoro o di studio, fanno rientro a casa appena possibile e la sistemazione della loro abitazione diventa un loro passatempo. Il sabato è spesso giornata lavorativa e il paese diventa un brulicare di mezzi di trasporto, di gente impegnata in lavori di sistemazione o rifinitura varia.
E il resto del tempo libero, come lo impegnano?
Facendo cose non molto diverse da quelle che si fanno negli altri comuni del Friuli e dell’Italia.
Chiaramente il punto di ritrovo è il bar, il “focolare”, come amava ricordarlo lo scrittore udinese Chino Ermacora. E si tratta proprio di un ritrovo, luogo in cui s’intrecciano le storie e i personaggi locali, in cui si assiste a scambi di idee, anche animate, per carità, ma si tratta pur sempre di confronto aperto. Si parla di calcio, di politica, locale, ma anche no, si prende spunto da un evento per ragionare su un modo di fare, di essere, si discute di un po’ di tutto e ci si fa anche un po’ gli affari degli altri. Niente da abiettare. In fondo... fare il giornalista è un po’ farsi gli affari degli altri e quindi perché un giornalista può farlo e non un libero cittadino?!
Insomma, in osterie si parla di tutto e si è un po’ tuttologi, ma non credo che questo succeda solo in Carnia, oppure no?!
La gente di Carnia ovviamente non sta solo in bar, almeno non più di quanto lo fa il resto del mondo.
Chi percorre i sentieri e le strade di montagna ha sicuramente avuto modo di vedere "comitive" del tutto locali, o forse non le ha mai viste perché solitamente la gente del posto evita decisamente le strade battute dai turisti.
Molte le associazioni sportive, ma anche culturali, che organizzano tornee di calcio, concerti, manifestazioni, escursioni, cjaspolate, arrampicate… e chi più ne ha più ne metta. E che dire delle strade asfaltate che brulicano di corridori, ciclisti, ma anche motociclisti, tutti “carnici doc”!
I carnici sono sportivi ma anche ballerini. “Ma la notte, ma la notte” risuonava una canzone di Renzo Arbore… ma la notte ci sono le feste di paese e qualunque tipo di musica viene apprezzata… e perché no, anche i balli folcloristici perché in montagna tutti sanno volteggiare al passo del valzer!
E che dire del volontariato in Carnia? Anche lì c’è spazio per tutti, più o meno giovani, impegnati con la Croce Rossa, Soccorso Alpino, Protezione Civile…
Impegno civile che si concretizza in un modus vivendi per cui il vero carnico ti saluta sempre e se non ti conosce, dopo averti studiato, facendo spesso finta di averti capito, ti saluterà, cogliendo la prima occasione che gli capita per chiederti chi sei – cosa che lo interessa relativamente – preferendo di gran lunga il solo piacere di conferire con un “nuovo arrivato”.
E così ti chiederà “cosa bevi” e non è vero che ti obbligherà a bere alcolici perché gli interessa di più essere il primo ad avere stretto amicizia con te per potere essere lui a rispondere il giorno dopo alla domanda “cui ese? (chi è?)”, “lu cognos (lo conosco)”. E così ti presenterà ai suoi amici, giovani e meno giovani, perché in Carnia non esiste differenza di età, tutti parlano con tutti.
E per quanto riguarda il carattere “rissoso” dei Carnici, non servono commenti, basta guardare agli episodi di violenza che si sono registrati in questi ultimi mesi “nel resto dell’Italia”.
Così scorre il tempo in Carnia, così è la Carnia… e guai a chi dice che ci si annoia e che la gente è asociale!

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