ATTENTATI DI PARIGI: È UN NUOVO INIZIO
È UN NUOVO INIZIO, È UN’ALTRA GUERRA
Forse stiamo vivendo una piccola tregua dopo i fatti avvenuti la scorsa
settimana quando i due fratelli Kouachi hanno ucciso 12 persone, tra cui ben
otto giornalisti, e, il giorno dopo, il secondo attentatore Amedy Coulibaly, in
modo ‘sincronizzato’ come lui stesso preciso, se l’è presa con una poliziotta
prima di sequestrare un supermercato e uccidere 4 ostaggi.
Le stragi fanno ormai parte delle quotidianità e quasi non riescono a
toccare l’opinione pubblica, ma questa volta la gente ha prontamente risposto
ad un attacco, non tanto contro la libertà di espressione perché sì, sono stati
colpiti giornalisti che esprimevano liberamente le loro idee nei riguardi
dell’Islam attraverso la satira, ma, in una visione più ampia, è stata
attaccata l’Europa, in modo del tutto imprevisto ed imprevedibile.
E quindi la grande marcia di Parigi è stata la risposta a un’aggressione
contro la libertà dei singoli cittadini che sono ormai tutti potenziali vittime
dei terroristi, pronti a colpire chiunque in qualunque momento.
Ce l’avevano certamente con le vignette satiriche di Charlie Hebdo, ma la
vera lezione che i terroristi hanno voluto dare all’Occidente è stata “POSSIAMO
COLPIRVI”.
E la gente ha risposto: “SE VOLEVATE FARCI PAURA NON CI SIETE RIUSCITI”.
Questo è il messaggio forte che l’Europa tutta ha voluto dare assieme ai paesi
che rifiutano qualunque forma di estremismo.
È quindi un nuovo inizio, non solo perché l’atto terroristico non si è
consumato in un paese lontano, ma è stata l’Europa ad essere colpita, modificando
in questo modo gli assetti e le mentalità. Si è innestata infatti una specie di
reset mentale per cui si sentiamo tutti solidali e tutti parte di un’unica
tragedia. Politicamente si direbbe che tutti i capi di stato europei abbiamo
guadagnato preziosi punti mostrando la faccia in quell’occasione. Ma poco
importa. Importa solo il significato forte della loro presenza.
Certo l’amarezza per l’accaduto non deve scomparire, l’amarezza anche per
l’ignoranza di molti che vedono in questi fatti l’occasione giusta per
esternare odio, cercare complotti, sviscerare intrighi. Ma nessuno può riuscire
a smembrare quella comunanza che si è creata all’interno dell’Europa per un
fatto che ci ha toccati tutti e di cui, speriamo, i politici prendano atto.
E allora «vive la liberté» e
«nous sommes tous Charlie».
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