NASCITA DELLA S.E.I.M.A. (SOCIÉTÉ D’EXPLOITATION INDUSTRIELLE MÉCANIQUE ET AUTOMOBILE)


Alcuni ragazzi stanno giocando. Uno di loro trova tra i sassi un frammento rossastro, uno strano oggetto che improvvisamente deflagra. Si tratta di un residuato bellico… e il buio cade sul ragazzo di appena 13 anni. Siamo nel periodo del Primo Dopoguerra, nel paesino carnico di Amaro.

Questo fatto è il preambolo della storia della S.E.I.M.A. (Société d'Exploitation Industrielle Mécanique et Automobile), una realtà industriale divenuta poi anche tolmezzina che, come si vedrà, deve moltissimo a quel ragazzino.
La storia della S.E.I.M.A. Italiana inizia negli anni ’60 quando allora era sindaco di Tolmezzo in provincia di Udine, l’architetto Tiziano Dalla Marta, nato a Povegliano Veronese nel 1922 è arrivato in Carnia nel 1944. In quel periodo, l’emigrazione rappresentava un’opportunità per un territorio povero di risorse; una “malattia endemica”, come la definisce Dalla Marta nel suo libro Il volo del rondone, “dalla quale la Carnia potrà guarire soltanto se si realizzeranno i presupposti per trattenere e utilizzare le intelligenze dei suoi figli migliori.”
Così nelle sue vesti di sindaco, Dalla Marta mette in pratica le sue idee e pensa all’industrializzazione di Tolmezzo con l’utilizzo delle ampie aree demaniali presenti sul territorio. Elabora quindi un progetto di sdemanializzazione di alcune aree che viene accolto favorevolmente dall’intero consiglio comunale tolmezzino di allora. 
Vengono successivamente messe in atto diverse sinergie, sia a livello statale sia regionale: così il senatore tolmezzino Bruno Lepre s’impegna a favorire la sdemanializzazione delle aree d’interesse presso gli uffici competenti di Roma; l’avvocato Vittorino Marpillero, allora assessore regionale, lavora per il finanziamento del nucleo industriale di Tolmezzo spingendo la legge promossa dal vice-presidente regionale Enzo Moro. Nel frattempo vengono progettate e realizzate le prime infrastrutture e l’ammodernamento della viabilità.
Il progetto comincia a prendere forma. Ora mancano gli imprenditori che possano dare vita alle attività industriali. Un primo segnale positivo in questo senso si era già avuto con l’insediamento della ICCI Cartotecnica cui era stata concessa gratuitamente un’area. Anche in questo caso, il consiglio comunale aveva approvato la cessione all’unanimità.
Con una specie di ‘passaparola’, si era poi prospettata la possibilità di prendere contatto con due imprenditori: il primo, un industriale di Stoccarda, un tale Hampelmann, aveva esternato al ragioniere Giuseppe De Crignis la volontà di portare in Italia la sua produzione di siringhe; l’altro imprenditore era Apollo Prometeo Candoni, originario di Amaro ma trasferitosi da giovane in Francia dove aveva realizzato uno stabilimento di ben 25.000 mq a Saint-Clément, nei pressi di Sens.
Candoni era stato sollecitato a realizzare fanali in plastica per la DS della Citroën (finora erano di vetro) e, avendo accettato la sfida, era deciso a creare uno stabilimento tra il Piemonte (allora sede della Fiat e Lancia) e Lombardia (sede dell’Alfa Romeo e Innocenti).
Candoni conosceva bene Luigi Moro, fondatore dell’omonima cartolibreria, che gli suggerì Tolmezzo, zona meno sindacalizzata e con una significativa presenza di manodopera femminile. Moro fece lo stesso con Dalla Marta e gli indicò quale possibile realtà industriale da insediare a Tolmezzo, quella gestita da Candoni. Dalla Marta ricorda bene il momento in cui Luigi Moro gli parlò di Candoni, il quale, tra un discorso e l’altro, disse in perfetto dialetto veneto: “perché non 'ndemo da Candoni a dire che vegna qua?”
Il primo incontro avviene ad Aalen con Hampelmann, ma l’imprenditore tedesco si trova in quel momento in serie difficoltà e quindi non può portare avanti il suo progetto d’insediamento in Italia. Dalla Marta è accompagnato dall’avvocato Eduardo Quaglia e dall’impresario Nino Filipuzzi. “Eravamo tutti molto decisi”, ricorda l’exsindaco, “come San Paolo sulla via di Tarso”. 

Nino Filipuzzi e Tiziano Dalla Marta

I tre proseguono il loro viaggio verso la Francia dove devono incontrare Candoni. Le trattative durano ben una settimana tra incontri veri e propri, discussioni durante lunghe cene e visite alla fabbrica di Candoni che contava a quel tempo ben 900 operai. Il sindaco tolmezzino punta molto sull’attaccamento del Candoni al suo paese d’origine ma anche sulla ‘robustezza’ di un progetto coadiuvato dalla presenza di persone brillanti e preparate. Durante quel viaggio “Parigi fu solo sfiorata” ricorda il Filipuzzi, “tanto era importante raggiungere l’obiettivo.”
L’ultimo incontro avviene alle 16.00 presso l’ufficio di Candoni che è accompagnato dai suoi collaboratori. Appena entra in ufficio, apre un cassetto, prende una bottiglia di champagne e dice “vengo a Tolmezzo”. Una settimana dopo Candoni era già a Tolmezzo a dare il via all’avventura chiamata S.E.I.M.A. Italiana.
Ma torniamo a quel ragazzino ferito… quel giovane ormai diventato cieco non è rimasto inerme, ma spinto da una grandissima forza di volontà ha saputo superare il suo disagio ed inizia a costruire, trasferitosi in Francia, componenti per automobili, costituendo nel 1947 la società S.E.I.M.A. Quel ragazzo era Apollo Prometeo Candoni.
La S.E.I.M.A. Italiana verrà costituita in società per azioni nel 1969, ma lo stabilimento diventerà operativo solo l’anno dopo, anche se l’attività è svolta presso il Palazzo Campeis, attuale sede del Museo Carnico delle tradizioni popolari di Tolmezzo. 
I primi dipendenti vengono inviati presso gli stabilimenti francesi S.E.I.M.A. per la formazione. Inizialmente, i dipendenti sono quattro, tra cui l’ingegnere Umberto Ponte, prezioso informatore per questo breve contributo. I periti, futuri capireparto, vengono individuati direttamente dall’Istituto Professionale di Stato di Tolmezzo, mentre i meccanici provengono dalla Lombardia e dalla Svizzera. Viene anche promosso un corso di stampatori di una durata di quattro mesi, corso nato per volontà di Candoni e per l’interessamento dell’ingegnere Eugenio Missana.
Numerosi i personaggi che hanno contribuito alla nascita della S.E.I.M.A. Italiana, nascita che ha rappresentato, riprendendo le parole di Ponte, “un buon inizio perché tutti eravamo convinti che doveva durare ed era una cosa utile per la Carnia.”

CHI ERA APOLLO PROMOTEO CANDONI?
Apollo Promoteo Candoni, figlio di Umberto, fotografo anarchico e irriducibile antimilitarista, nacque ad Amaro nel 1911. Divenuto parzialmente cieco in seguito allo scoppio di un residuato bellico, perde poi completamente la vista dopo essersi ferito tuffandosi nel fiume, cosa che cercò di tenere nascosto almeno inizialmente senza tuttavia riuscire a sfuggire all’attenzione della madre che per questo lo rimproverò pesantemente.
Emigrato in Francia, comprò con 140 Franchi un bilanciere e iniziò a produrre morsetti per poi creare, in poco più di vent’anni, e precisamente nel 1947, la più importante fabbrica di accessori d’auto d’Oltralpe.
Se la sua cecità non gli impedì di raggiungere grandi obiettivi professionali, non lo trattenne nemmeno dal praticare numerosi sport tra cui lo sci d’acqua. Chi lo ha conosciuto ricorda anche la sua incredibile memoria: l’ing. Umberto Ponte racconta che quando incontrava una persona sconosciuta, ne chiedeva la descrizione e, agli incontri successivi, associava la voce del suo interlocutore alla descrizione fattane in precedenza, cosa che gli permetteva di ricordare perfettamente chi stava di fronte a lui. Pur disponendo di una rubrica in alfabeto Braille, era inoltre in grado di memorizzare moltissimi numeri telefonici.
Il Candoni si spense a Antibes, in Francia, nel 1985, dopo avere condotto una vita a 360° e soprattutto non curandosi della sua disabilità.

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