TOGO: LA CACCIATA DI MUGABE FA BEN SPERARE PER QUELLA DI GNASSINGBÉ
CONTINUANO IN MOLTE CITTÀ DEL PAESE LE MANIFESTAZIONI CONTRO IL PRESIDENTE, AL POTERE DA 12 ANNI
Continuano in molte città del Togo le manifestazioni contro il
presidente Faure Gnassingbé al potere da 12 anni, intenzionato a
rimanerci ancora alcuni anni, dopo essere subentrato al padre rimasto alla
guida del Paese per 38 anni.
L’impeachment dell’ultra novantenne Robert Mugabe, a capo dello Zimbabwe da 37 anni, fa ben
sperare sull’esito della crisi politica che da agosto sta mettendo in ginocchio
il Togo.
La repressione è stata finora l’unica risposta alle proteste. A giustificare
il tutto è intervenuto lo stesso presidente Gnassingbé dichiarando che «il Togo è attualmente turbato da dimostrazioni affatto pacifiche e
quindi autorizzate, ma al contrario estremamente violenti».
Gli arresti sono all’ordine del giorno e si
contano almeno 16 vittime dall’inizio delle proteste. Un militante dell’Alleanza nazionale per il cambiamento (ANC) parla di
‘arresti arbitrari e torture’ e anche di scontri frontali tra sostenitori del
partito al potere e quelli dell’opposizione.
L’esercito sembrerebbe costituire l’ago della bilancia, come è
avvenuto in Zimbabwe. Il 9 novembre, il Presidente si era recato nel campo
militare di Temedja, a circa 200 km a nord della capitale Lomé. L’opposizione
era poi intervenuta in una conferenza stampa sollecitando l’esercito ad una
presa di coscienza, tanto che il ministro della sicurezza e protezione civile
togolese, Yark Damehame, ha pubblicamente annunciato, sabato 18
novembre, che mai l’esercito si schiererà con l’opposizione, colpevole di avere
ucciso due militari.
Si è comunque iniziato a cercare un possibile dialogo per il superamento della
crisi di Lomé. Una delegazione del Ghana ha incontrato martedì 14 novembre
il Capo dello Stato e rappresentanti dei 14 partiti che costituiscono la
coalizione dell’opposizione. Questi ultimi hanno tuttavia imposto alcune
condizioni preliminari, quali la liberazione dei prigionieri politici e la
revoca dello stato di assedio delle città di Sokodé, Bafilo e Mango nel nord
del paese. Rimane comunque indiscutibile la richiesta di una norma che limita
a due il
numero massimo di mandati presidenziali, disposizione da rendere anche
retroattiva per impedire a Gnassingbé di ricandidarsi.
Il presidente della Guinea, Alpha Condé, attualmente a capo dell’Unione Africana (UA), si dice pronto a risolvere la crisi del
Togo e prevede un incontro tra le due parti a inizio dicembre. Per ora, non
trapelano altre informazioni.
La crisi non ha solo creato tensioni e scontri, ha visto anche un significativo
flusso di profughi che scappano a causa dell’instabilità politica del Paese. Nella sola
giornata di giovedì 9 novembre, si sono registrati ben 200 togolesi richiedenti
asilo nel vicino Ghana. Secondo il rapporto dell’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UHRC), ci sarebbero arrivati
in Ghana più di 500 profughi. Una trentina sarebbero arrivati nel
nord del Benin, ma non è ancora chiaro se queste persone siano fuggite dal
Togo, mentre finora non ci sono notizie di rifugiati e richiedenti asilo
arrivati in Burkina Faso.
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